Egm, l'obiettivo è quota 1.000

L'ex Aim è ormai un mercato efficiente e una meta per le aziende di piccole dimensioni ad alto tasso d'innovazione

di Pierluigi Mandoi22/07/2022 00:14



Egm, l'obiettivo è quota 1.000

Alla nascita di quello che allora si chiamava Aim Italia, nel 2009, le imprese sul nuovo listino di Borsa Italiana erano in 5. Tredici anni dopo il numero è cresciuto e le aziende sul mercato che oggi si chiama Euronext Growth Milan sono 183. Gli operatori del settore puntano già al traguardo successivo, ambizioso ma raggiungibile: quota 1.000 società quotate. I modi e le sfide verso questo obiettivo sono state al centro di MF Growth Italia Day 2022, evento di MF-Milano Finanza e Class Agorà.

A spingere la crescita del listino potrebbero essere innanzitutto i punti di forza delle pmi italiane e la loro capacità di affrontare con spirito imprenditoriale le crisi. Ha spiegato Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo: «Le nostre società si sono spostate su una produzione di fascia più alta, hanno una grande vocazione all'export e anche maggiore stabilità finanziaria, con un grande buffer di liquidità». A questo si deve aggiungere quanto sottolineato da Kevin Tempestini, fondatore e ceo di Kt & Partners, che ha fatto notare che circa la metà delle società su Egm sono tecnologiche e solo il 5% finanziarie: «Questo indice potrebbe quindi essere difensivo anche in tempi di incertezza politica», ed è un segno di maturità il fatto che da inizio anno il listino abbia performato meglio dello Star. Come ha sintetizzato Lukas Plattner, partner di Advant Nctm, «l'Egm è un mercato di eccellenza e si vede dai risultati».

Gli indizi della possibilità che il mercato possa scalare ulteriormente si sono già visti, come ha detto Barbara Lunghi, head of primary markets di Borsa Italiana: «La snellezza nelle procedure, il buon time to market, l'ecosistema che si è abituato a gestire tante operazioni in un anno». Anche se, ha evidenziato Manuel Coppola, partner audit e assurance di Bdo, «è importante che ci sia un buon sistema di incentivi fiscali alla quotazione».

Inoltre, anche se i multipli sono in calo (tra le 5 e 7 volte l'ebitda), «non ci sono solo motivi valutativi per andare in quotazione. Infatti le pipeline sono piene», ha detto Corinna Zur Nedden, ad di Ambromobiliare. E in un momento in cui, come ha sottolineato Fabio Sattin, presidente esecutivo e socio fondatore di Private Equity Partners, «Il private equity ha tanti soldi e li deve spendere, in borsa invece l'atteggiamento è di aspettare», Giovanni Natali, ad e dg di 4Aim Sicaf, si è detto sicuro che la quotazione sia ancora la strada giusta: «Se la società ha una equity story da raccontare, ci si quota sempre». Anche in vista, magari, di un approdo successivo sull'Mta: «Dopo un passaggio dall'Aim, l'approccio delle società è molto positivo nell'implementare ciò che mancava per essere compliant con la normativa da società quotata», ha detto Guglielmina Onofri, responsabile divisione informazione emittenti della Consob. (riproduzione riservata)



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