Il governo dimentica il bonus ipo per le pmi
di Andrea Pira18/11/2022 00:14

Sul bonus ipo potrebbe ripetersi quanto avvenuto un anno fa. La proroga del credito d'imposta per le spese in consulenza sostenute dalle piccole e medie imprese ammesse a quotazione potrebbe non trovare spazio nel disegno di legge di Bilancio che andrà in consiglio dei ministri. È quanto sarebbe emerso da colloqui tra gli operatori e il viceministro all'Economia, Maurizio Leo. Dopo aver attaccato i bonus improduttivi, il governo presieduto da Giorgia Meloni ostacola invece uno strumento che, negli anni, è servito a sostenere la Borsa italiana.
L'indicazione emersa dalle riunioni è che, come successo con l'ultima manovra, la proroga possa arrivare già con un emendamento parlamentare. In alternativa il provvedimento più adatto per ospitare la norma potrebbe essere il collegato fiscale.
Mef al lavoro
Al Mef, spiegano fonti di mercato, si sta lavorando sul dossier. Allo stato attuale tra gli operatori c'è però apprensione per il rischio che l'agevolazione non sia prorogata. Negli scorsi giorni era emersa la possibilità di una mini estensione di uno o due anni, portando il tetto massimo del credito d'imposta a 250mila euro. La richiesta di confermare il bonus è partita dai ministeri. Cresce anche il pressing sul titolare del dicastero di Via XX settembre, Giancarlo Giorgetti, affinché si trovi una soluzione.
Il bonus ipo ha fornito una spinta significativa per le quotazioni sul mercato Euronext Growth Milan (l'ex Aim Italia). Nel triennio 2018-2020 il credito d'imposta ha avuto un costo di circa 28 milioni di euro, sostenendo 70 piccole e medie imprese nel percorso verso il listino. Cifra da inserire nella cornice di una manovra che dovrebbe aggirarsi attorno ai 30 miliardi di euro, di cui 21 in deficit per finanziare misure contro il caro-bollette, a sostegno di famiglie e imprese.
La pace fiscale
Il pacchetto fiscale dovrebbe includere l'estensione a 85mila euro della soglia che permette agli autonomi di accedere al regime forfettario e la flat tax incrementale per le partite iva e gli autonomi, ossia la possibilità di assoggettare ad aliquota del 15% una quota dell'incremento di reddito registrato nel 2022 rispetto al maggiore tra i medesimi redditi dichiarati e assoggettati a Irpef nei tre anni d'imposta precedenti.
Allo studio anche una pace fiscale che include la cancellazione delle cartelle fino a mille euro, un saldo e stralcio per quelle fino a 3.000 euro e sanzioni ridotte per quelle superiori, senza dover pagare interessi e aggi. Si starebbe ragionando anche su una possibile sanatoria per favorire il rientro dei capitali all'estero in modo da recuperare altri 4-5 miliardi di euro, anche se il Mef nega l'ipotesi di condono penale. Si lavora inoltre sui premi di produttività per i dipendenti e su un taglio di due punti del cuneo fiscale. Mentre per le pensioni l'ipotesi per evitare il ritorno pieno alla legge Fornero è permettere l'uscita anticipata dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi e 62 anni di età, con un costo di circa 700 milioni.
Per fare cassa il governo potrebbe affidarsi ai giochi. All'orizzonte non c'è un aumento del Preu, il prelievo erariale unico, o delle tasse sulle vincite. I tecnici di Via XX settembre studiano però una proroga onerosa delle concessioni per supplire al mancato riordino della disciplina con una legge delega, sulla quale si è lavorato nella passata legislatura, rimasta però nei cassetti, nonostante un primo via libera della Ragioneria di Stato. Come ricorda l'agenzia Agimeg, a fine anno scadranno le concessioni del gioco online. Dopo tre mesi, il 31 marzo, sarà il turno del bingo. Il 29 giugno toccherà agli apparecchi. È invece prevista per il 30 giugno 2024 la scadenza delle concessioni per le scommesse. Secondo quanto ricostruito da MF-Milano Finanza, la proroga delle concessioni potrebbe essere di un anno. (riproduzione riservata)