In barba al Covid il 35% delle imprese italiane ha mantenuto invariato il proprio merito creditizio
di Roberto Italia13/12/2021 14:15

Entrando nei dettagli della ricerca, modeFinance ha constatato che "sebbene non si sia registrato il temuto spostamento di massa verso le classi di scoring peggiori, come CC e CCC, si è manifestato uno schiacciamento della curva della distribuzione, con una minore concentrazione delle aziende nelle fasce centrali (B e BB), a favore sia di quelle a rischio maggiore (da CCC a D) sia di quelle a rischio minore (da BBB in su)". Le classi che vanno da D a CCC hanno visto aumentare la percentuale di aziende al loro interno dal 10,14% al 12,19%, soprattutto all’interno della categoria CC (+34,81% di incremento). Inoltre, le pmi nella classe D sono risultate essere appena lo 0,10%, invertendo la rotta al rialzo degli ultimi tre anni. Per quanto concerne la quota delle classi più sane, da BBB a AAA, questa è cresciuta dal 42,86% al 46,85%, con il rating A che ha registrato un aumento della concentrazione al suo interno del 15,19%.
Certo, gli effetti del Covid e del blocco delle attività si sono fatti sentire sul volume d’affari e sulla redditività delle pmi. In primo luogo, il fatturato aggregato è sceso a quota 441,55 miliardi di euro nel 2020, in flessione del 33,64% rispetto all’anno precedente.
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In secondo luogo, le aziende che hanno chiuso lo scorso esercizio in perdita sono passate dall’11,7% del totale del campione analizzato al 16,09%. Per quanto riguarda il 2021, modeFinance ha effettuato una proiezione sull’evoluzione del merito di credito delle imprese quest’anno, sulla base dei dati di bilancio delle aziende nel 2020 e di una performance annuale dell’economia italiana stimata al +6%.
"Guardando le matrici di transizione dei casi neutro e positivo, che mostrano la probabilità per le imprese di rimanere nella stessa classe di rating o di andare incontro ad un upgrade o a downgrade, il merito di credito migliora la maggior parte delle volte. Questo si vede soprattutto analizzando la matrice di transizione per le classi comprese tra BBB e CCC: anche nello scenario neutrale, le imprese nelle fasce centrali mostrano una probabilità di upgrade intorno al 30%, probabilità che invece cala al di sotto del 20% per le classi più fragili". Inoltre, anche nel caso di scenario negativo, "si osserva come le probabilità maggiori siano quelle di mantenere invariata la propria classe di rating, a dimostrare come la crescita stimata del pil nel 2021 è comunque un ottimo segnale che può consentire alle imprese di riprendere quel percorso di miglioramento del merito creditizio bruscamente interrotto dalla pandemia di Covid-19", hanno spiegato da modeFinance.
"I risultati dell’analisi sono incoraggianti", ha commentato Mattia Ciprian, ceo e co-fondatore di modeFinance, "e dimostrano ancora una volta come il rating sia, ancor più che una valutazione della qualità economico-finanziaria dell’impresa, un’attestazione della sua resilienza e della sua capacità di reagire in maniera efficace agli impatti macroeconomici. Le pmi italiane già in seguito alla crisi del 2008 avevano intrapreso un percorso fondamentale di autovalutazione e monitoraggio del proprio stato di salute, percorso che ha permesso loro di arrivare più strutturate alla vigilia del 2020 e che va incoraggiato attraverso lo sviluppo di strumenti di auto analisi sempre più avanzati e capillari". (riproduzione riservata)