Pir al bivio della nuova legge

Lyxor (SocGen) chiude uno dei suoi tre Etf dedicati. Invece Mediolanum ha superato quota 4 miliardi di masse

di Elena Dal Maso27/06/2019 02:00



Pir al bivio della nuova legge

Il mondo dei Pir sta vivendo una fase complessa. Dopo un biennio 2017-2018 di exploit, in cui sono stati raccolti 10,9 e 3,95 miliardi di euro, il 2019 è iniziato in maniera diversa. Il mondo del risparmio gestito sapeva che il governo Lega-M5 Stelle stava lavorando a una versione Pir2, che ha visto la luce il 30 aprile in Gazzetta Ufficiale e che prevede l’investimento minimo per i fondi comuni del 3,5% in pmi e del 3,5% (in tutto il 7% minimo combinato) in fondi di venture capital (con efficacia retroattiva dall’1 gennaio). I fondi Pir1 nati nel 2017 e 2018 non possono fare nuovi sottoscrittori. Possono continuare a investire solo i vecchi clienti dei Pir 1 per altri tre anni se vogliono incassare il bonus fiscale previsto. La nuova normativa ha visto fin dalla nascita la contrarietà dei gestori di fondi comuni, secondo cui il 7% minimo di quote del fondo investite in strumenti illiquidi può diventare un problema strutturale in momenti di forte volatilità dei mercati, quando bisogna liquidare parte degli asset anche per le richieste di riscatto dei clienti. L’effetto è quindi che i fondi Pir 1 che non si sono adeguati alla normativa e che già a fine 2018 avevano visto calare gli asset a causa dei mercati molto contrastati, stanno valutando se continuare l’attività. Per esempio una nota di Lyxor (parte del gruppo Société Générale) di due giorni fa informa per esempio i clienti che la sicav lussemburghese Lyxor Index Fund ha deciso di liquidare l’Etf Lyxor Italia bond Pir (DR) Ucits Etf (ISIN LU1745467461) rimborsando i sottoscrittori. Si tratta di un fondo che gestisce solo 9,8 milioni di euro, valore quota al 24 giugno di 9,8374 euro rispetto a un avvio, il 26 febbraio 2018, con nav di 9,974 euro. Un altro etf dello stesso emittente, ossia Lyxor Italia Equity Pir (DR) Ucits, gestisce asset per solo 10,7 milioni. Mentre il terzo prodotto della casa francese, Lyxor Ftse Midcap Pir Dr Ucits Etf, ha avuto ben più successo, con asset per 226,7 milioni, e da inizio anno (dato di Borsa Italiana) è salito del 9,7%. L’Etf Bond Pir del gruppo francese vedrà l’ultimo giorno di negoziazione a Piazza Affari il 17 luglio e dalle ore 24,00 del 19 luglio le sottoscrizioni e i rimborsi delle azioni saranno interrotti. Il 25 del mese sarà liquidato il fondo sulla base del net asset value (Nav) di quel giorno. Infine il 30 luglio l’importo liquidato sarà posto in pagamento.
Secondo Assogestioni, Lyxor deteneva, alla data del 31 marzo, 301 milioni di euro in gestione suddivisi in tre fondi Pir1, che hanno visto deflussi per 32,6 milioni di euro nel quarto trimestre 2018. In posizione difficile si trova ora anche il gruppo Allianz, con 308 milioni di patrimonio suddivisi fra due prodotti Pir (sempre alla data di marzo) che da ottobre a dicembre 2018 hanno visto calare le masse per 15,3 milioni e per un altro milione nel primo trimestre di quest’anno. Il gruppo Ersel, invece, con i suoi 201 milioni di euro suddivisi in tre prodotti, ha perso 12,1 milioni nel quarto trimestre del 2018 e altri 8 milioni fra gennaio e marzo 2019.
In ottima forma dal punto di vista della raccolta rimane invece Banca Mediolanum, che ha creduto nella potenzialità dei Pir come strumento per dirottare investimenti verso le pmi e dunque l’economia reale e cavalcato la novità dello strumento proponendolo alla clientela attraverso la rete dei consulenti. Il gruppo guidato dall’ad Massimo Doris ha visto le masse andare oltre 4 miliardi a fine marzo, con una raccolta netta di 91,1 milioni a fine 2018 (la migliore nel settore) e di 47,6 milioni nel primo trimestre del 2019. (riproduzione riservata)



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