Stop alle maxi ipo sull'ex Aim
di Elena Dal Maso15/02/2022 00:14

Allineare il segmento Egm, l'ex Aim dedicato alle pmi, alle linee guida dello Star, che non prevede collocamenti superiori al miliardo di euro (magari contenendoli a 500 milioni) e permettere ai fondi di diritto italiano di poter investire oltre il 10% degli asset in società di segmenti non regolamentati proprio come l'Egm. Fatto che ora è permesso solo ai veicoli esteri. Sono le richieste che mercoledì 16 AssoNext, l'associazione che raccoglie oltre 70 società quotate su Euronext Growth Milan e un'altra ventina di aderenti (per esempio nomad, avvocati, commercialisti), discuterà nella riunione in cui è chiamata ad approvare il budget 2022.
A proporre le due novità sarà il presidente di AssoNext, Giovanni Natali, come ha spiegato a MF-Milano Finanza: «L'idea è quella di chiedere a Borsa Italiana di poter quotare solo società in linea con il concetto di piccola e media impresa, ovvero che non abbiano, in avvio di ipo, più di 500 milioni di euro di capitalizzazione. In secondo luogo sottoporre a Banca d'Italia il progetto di togliere il tetto del 10% di partecipazione dei fondi di diritto italiano investibili nelle pmi quotate all'Egm, che per definizione di legge è un segmento non regolamentato. I fondi esteri non hanno questo vincolo e possono collocare liberamente i loro capitali». Natali fa riferimento al caso Technoprobe, la società lombarda che entra oggi in quotazione sull'Egm di Piazza Affari dopo aver raccolto 644 milioni di euro fra investitori istituzionali italiani ed esteri per una capitalizzazione di 3,426 miliardi. «Una parte dei fondi italiani che hanno sottoscritto la quotazione si sono trovati di fatto costretti a vendere altri titoli dell'Egm in portafoglio per far spazio a Technoprobe, società peraltro sulla cui bontà non ho dubbi», spiega Natali.
Franco Gaudenti, presidente di EnVent Capital Markets, ritiene che questa ipo jumbo «dimostra che esiste appetito per le società che si quotano sull'ex segmento Aim, che evidentemente deve essere diventato attraente». E' anche una cartina di tornasole, aggiunge Gaudenti, se esiste un cosiddetto «effetto trazione da parte di Euronext, sulla profondità del bacino di investitori professionali». Secondo il fondatore di EnVent, «sarebbe arrivato il momento di dare una spinta grazie anche a incentivi ai fondi Eltif, nati per investire capitali pazienti in asset class poco liquide, che non hanno vincoli di investimento». Tuttavia ve ne sono pochi di operativi, ragiona Gaudenti. «Incentivi fiscali e un regime ad hoc favorirebbero l'incremento del numero di quelli attivi sull'equity», precisa. L'esperto propone poi di portare l'esperienza della Borsa di Londra a Milano sulle società di tipo innovative growth. «Questo tipo di impresa si trova tipicamente in una fase di crescita accelerata, in tal caso di può prevedere una diversa classe di azioni: una dedicata al pubblico generale di investitori con diritti di voto limitati e l'altra riservata a fondatori, soci storici e manager con diritti di voto maggiorati per riconoscere un peso superiore nella governance per le decisioni più rilevanti e prevenire operazioni ostili». Un esempio è Amsterdam, aggiunge Gaudenti, dove sono ammessi multipli di voto maggiorati, come per esempio nel caso di Exor. Un altro tema è la riduzione dei costi ampliando il «plafond del credito fiscale (lo stanziamento attuale è di 5 milioni) per la consulenza relativa alla quotazione delle pmi, oggi decurtato a 200mila euro rispetto ai 500mila di un anno fa, cui aggiungere l'estensione dell'agevolazione super Ace per gli aumenti di capitale», conclude. (riproduzione riservata)